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Ritardo mentale  e testimonianza

Ritardo mentale e testimonianza

Il ritardo mentale è una inefficienza cognitiva, solitamente presente fin dalle prime fasi dello sviluppo, che coinvolge tutte le funzioni cognitive fra cui anche la capacità di memoria autobiografica. Viene diagnosticato mediante l'utilizzo di test di intelligenza  cioè dei test cognitivi che vanno a misurate le funzioni cognitive a largo spettro (memoria, attenzione, linguaggio etc.). Il risultato finale è riassunto in un indicatore denominato QI (quoziente intellettivo)  che ha media pari a 100. Un valore prossimo o inferiore a 70 è indice di ritardo mentale lieve.

La letteratura scientifica mostra in maniera chiara gli effetti di una disabilità intellettiva sulla accuratezza del ricordo.

Ad esempio, Brown e Geiselman (1990) hanno confrontato la performance mnesica (testimonianza) in adulti con ritardo mentale e in soggetti di controllo con QI nella norma, pareggiati per età.  In questo esperimento ai partecipanti venivano mostrati video utilizzati dalla polizia di Los Angeles per l’addestramento delle reclute e contenenti immagini di crimini (ad es. rapine in banca o in negozi). Ciò che veniva preso in considerazione per valutare il ricordo dei soggetti erano i particolari e gli eventi ricordati dai soggetti stessi.

I risultati dello studio mostrano come i soggetti con ritardo mentale riportano in media il 45% di elementi in meno rispetto ai soggetti con QI nella norma. Il ritardato mentale non è solo incapace di ricordare in modo accurato ma produce un abnorme numero di “intrusioni” o “confabulazioni”, fenomeno che si realizza quando un soggetto colma un buco di memoria con informazioni “inventate” e quindi non corrispondenti alla realtà. Il ritardato mentale  secondo questa ricerca empirica, produce circa 3,5 volte il numero di confabulazioni rispetto ad un soggetto privo di questa psicopatologia. Ad esempio, facendo riferimento alla ricerca qui sopra riportata, quando veniva chiesto cosa il ladro stesse indossando al momento della rapina, molti dei soggetti con ritardo rispondevano facendo riferimento ad abiti scuri e ad una maschera che in realtà il protagonista del video non indossava.

In uno studio di Gudjonsson, Murphy e Clare (2000) sono state indagate le funzioni psichiche necessarie per la testimonianza, in particolare memoria e comprensione oltre che la suggestionabilità. Sono stati coinvolti soggetti con ritardo mentale a diversi livelli (uno dei quali comprendeva i soggetti con QI inferiore a 50). Ai soggetti è stata somministrata la Gudjonsson Suggestibility Scale (GSS-2), che valuta il ricordo immediato e differito di una storia oltre che la capacità di resistere alle pressioni esterne nella rievocazione. I risultati rivelano come la maggior parte dei ritardati mentali mostrasse un ricordo scarso o inesistente della storia letta poco prima. In particolare, il 28% non era in grado di riportare alcun elemento della storia subito dopo averla sentita, percentuale che sale al 48% nella rievocazione della storia a distanza di tempo (circa 50 minuti). Pertanto, a meno di un’ora dall’evento, circa metà dei soggetti portatori di ritardo mentale non era in grado di riportare alcun elemento della storia sentita poco prima.

Per quanto riguarda la comprensione del giuramento, nessuno dei partecipanti con QI inferiore a 50 dimostrava di aver compreso il significato del giuramento, e solo il 12% dei soggetti mostrava di comprendere almeno in parte il concetto di verità. Il ritardo mentale quindi oltre a rendere inefficiente il ricordo rende anche il soggetto incapace di comprendere le sue reali responsabilità derivanti dal suo ruolo di testimone.

Una importante ricerca è indirizzata a chiarire la capacità del ritardato mentale di riconoscere facce. Ternes e Yuille (2008) hanno predisposto una situazione sperimentale nella quale un fotografo immortalava dei soggetti con ritardo mentale lieve ai quali, dopo due settimane, veniva richiesto di riportare quanti più dettagli ricordassero riguardo l’aspetto fisico del fotografo, chiedendo inoltre di identificarlo in mezzo ad altre persone. I soggetti inoltre erano sottoposti a due domande suggestive per testare la suggestionabilità.

I soggetti con QI inferiore alla norma mostravano una performance significativamente peggiore rispetto ai controlli (meno del 20% identificava correttamente il fotografo), oltre che una maggiore tendenza a “cedere” di fronte a domande suggestive (i soggetti con ritardo mostravano una probabilità 7 volte maggiore di cedere alle pressioni esterne rispetto ai controlli).

Come sottolineato dagli studi presentati, un elemento da considerare di fondamentale importanza data la rilevanza per il caso in questione è il rapporto tra ritardo mentale e suggestionabilità. La suggestionabilità consiste nella tendenza individuale a rispondere in modo specifico a stimoli suggestivi, tendenza che spinge il soggetto ad accettare e poi incorporare informazioni post-evento all’interno del suo sistema mnestico (Gudjonsson, 1986).

Secondo il DSM-5, in soggetti con ritardo mentale (pag. 43):

[l]a credulità è spesso una caratteristica, che comporta ingenuità nelle situazioni sociali e tendenza ad essere facilmente influenzati dagli altri. La credulità e la mancanza di consapevolezza dei rischi possono portare all’essere sfruttati dagli altri e a possibile vittimizzazione, frode, coinvolgimento criminale non intenzionale, falsa confessione, e rischio di abusi fisici e sessuali.”

La narrazione testimoniale di un soggetto con QI=47

A titolo di esempio si riporta di sotto la testimonianza di una una donna con QI al di sotto del 50 la cui efficienza cognitiva i periti hanno così descritto:

-    “povertà dei contenuti dell’eloquio, le difficoltà mnesiche ed attentive, la limitazione dei processi associativi e rievocativi” ;

-    “chiare limitazioni della memoria, sia nella componente semantica che in quella episodica”, “deficit mnesico nella componente autobiografica” .

-    “la memoria semantica è legata alla comprensione del linguaggio, ai significati delle parole e dei concetti e consente la rappresentazione concettuale di un evento” ;

-    “marcata suggestionabilità e confondendo il reale con l’immaginario” (p.18);

Di seguito sono riportati alcuni estratti dall’esame dibattimentale della testimone che permettono gli effetti sulla narrazione del ritardo mentale sula comprensione delle domande, sulla capacità di espressione e sulla capacità di ricordare in modo utile ed accurato i fatti sui quali è chiamata a testimoniare.

Linguaggio (espressione)

“Presidente: ...di intromettermi nelle domande e cioè di per cercare di fare esprimere la teste con la massima tranquillità, però ha difficoltà espressive, no? Sono evidenti, sia dal punto di vista del linguaggio sia dal punto di vista della formulazione dei concetti.”
Teste : e non lo, si misi addunu la teste si misi addunu subito (si è messo in allarme subito, si è accorto subito
Presidente: in dialetto si esprime in dialetto chiamiamo l’interprete? Si misi addunu, si addunau, vuol dire
P.M. se ne accorto
Presidente: o si è accorto io non lo conosco
Avv. : si misi addunu vuol dire che si è accorto
Presidente: a questo vuol dire si è accorto?
Teste: si
Presidente: ma siete andata a scuola voi? Chiedo scusa
Teste: si
Presidente: e cercate di esprimervi in italiano così non in dialetto
Teste: e non mi fidu (non riesco)”

Comprensione verbale

I deficit di comprensione del linguaggio appaiono evidenti nelle dichiarazioni della teste, come emerge dal seguenti passaggi

“Presidente: l’altro imputato che è assieme al T.? Si si chiama V., e l’ultimo imputato di cui la teste ha indicato il nome si chiama P. come di nome lo sa?
Teste e: em V. (dice il cognome di un altro)
Presidente: P. come si chiama di nome?
Teste e: em G. (altro cogome)
Presidente: come?
Teste: G.
P.M.: No G.
Teste: No?
P.M.: P. come si chiama?
Presidente: Lo sa come si chiama? Se lo ricorda come si chiama?
Teste No non ricordo.”

In un altro passaggio, la teste afferma di essere stata minacciata dalle sorelle “do Giudice” (del Giudice), indicando chiaramente di non aver compreso la domanda posta:

“P.M.: ma avete paura? E’ venuto qualcuno a casa vostra a dire che non dovete dire quello che avete visto?
Teste: i sorelli (le sorelle)
Avv.  Presidente
Presidente: le sorelle quindi, ha detto che sono andate le sorelle
Teste : do Giudice”

La testimone mostra inoltre di non avere chiaro il motivo della sua dichiarazione e le conseguenze della stessa, come emerge nel passaggio seguente dal quale si ricava che la donna pensava di doversi lei difendere dall’accusa di omicidio e non di essere testimone di un omicidio.

“Presidente: perché non ce lo volete raccontare?
Teste: mettiti in galera a me
Presidente: perché?
P.M.: chi ve l’ha detto che mettono in galera a voi?
Presidente: e allora
Teste: eu non fici micidiu mancu (io non ho fatto omicidi)
Presidente: cosa?
Teste: imucidi non ho faciuto niente (non ho fatto nessun omicidio)
Presidente: non ho capito
Teste: omicidio
Presidente: e allora l’omicidio di chi? L’omicidio di chi?
Teste: non ho fatto per niente ho fatto omicidi io (non ho fatto mai un omicidio io)
Presidente: voi non avete fatto l’omicidio, nessuno vi sta dicendo l’omicidio”

Le difficoltà sovraesposte sono indicative di un importante deficit nella comprensione sia per quanto riguarda le capacità di comprendere una situazione in cui ci si trova, sia di comprensione del linguaggio.

Memoria
Le difficoltà di memoria della teste sono evidenti nel corso delle dichiarazioni tanto che il Presidente dice:

“Presidente: procediamo alle contestazioni visto che non ricorda ed è smemorata…”

La testimone afferma ad esempio di non ricordarsi quanto riportato in occasione delle SIT:

“Presidente: volete che lo leggiamo quello che avete detto?
P.M.: volte che lo leggiamo?
Teste: si non m’arricordu (si non mi ricordo)”

Suggestionabilità

Il  concetto di suggestionabilità si riferisce alla tendenza individuale a rispondere in modo specifico a stimoli suggestivi, che spinge il soggetto ad accettare ed incorporare informazioni post-evento all’interno del suo sistema mnestico (Gudjonsson, 1986). Inoltre si riferisce alla tendenza a cedere alle pressioni esterne ed è generalmente più elevata in presenza di deficit mnesici, in ritardati mentali ed in anziani.

Nel caso in questione, in diversi momenti della dichiarazione della teste, emerge una tendenza a cedere alle pressioni esterne confermano informazioni proposte dall’interlocutore:

“P.M.: percorsi circa cinquanta metri ho visto PM che tirava calci a GS
Teste: si
P.M.: è vero questo?
Teste M: è vero si
Presidente: PM prendeva a calci GF?
Teste: si
Presidente: e l’ha visto con i suoi occhi?
Teste: no
Presidente: come no?
P.M.: come no? E allora perché avete detto queste cose?
Presidente: cosa avete visto l’avete
Teste: non è vero, è vero
Presidente: è vero è vero
P.M.: è vero
Teste: è vero.”

E ancora:

Presidente: va bene, andiamo avanti, quindi l’avete visto sparare?
Teste: m
Presidente: si?
Teste comu camminando
Presidente: come?
Teste: u ammazzaru prima, u ammazzaru prima, prima uscita a casa
P.M.: cioè vuole dire che già stava per terra?
Teste: sparato
P.M.: che già era stato sparato, quando voi lo avete visto hanno dato due colpi? Giusto? Cioè che già era stato sparato prima erano i successivi colpi
Avv.: non sta dicendo questo
Presidente: per favore state calmi perché, andiamo un attimo, l’ha detto e ha detto che ha confermato, allora ripercorriamo l’ultimo periodo per favore
P.M.: voglio aggiungere per dire tutta la verità che ho visto il P. sparare contro G. due colpi di pistola subito dopo averlo picchiato
Presidente: questo lo avete, è vero questo?
Teste e: si
Presidente: lo avete visto con i vostri occhi? E così avete dichiarato?
Teste: si”

Dall’estratto emerge quindi come la teste in più occasioni presenti la tendenza a cedere di fronte alla richiesta di confermare informazioni presenti nelle SIT, verosimilmente a causa del deterioramento del ricordo relativo all’evento per il quale è stata chiamata a testimoniare.

Più volte la teste afferma di avere solo ricordi di natura uditiva (“a P. ho sentito che u chiamau F. F. [ho sentito a P. che l’ha chiamato F.F. ”) salvo poi contraddirsi più volte immediatamente diopo (“ho sentito per niente ho sentito”), soprattutto in risposta a domande che chiedevano conto di cosa avesse visto:

“P.M. che avete sentito e che avete visto?
Teste: P.
P.M. : avete visto P. che stava facendo P.? Dove stava prima di tutto? Vi ricordate dove lo avete visto a P.?
Teste: vicino a casa e F.

E ancora:

“P.M.: vicino a casa di G. avete visto P.. P. stava solo o stava insieme ad altre persone?
Teste: alle altre persone non li ho visti
P.M.: voi a chi avete visto a P?
Teste: si”

“Teste: il morto non l’ho visto
P.M.: e che avete visto dite alla Corte
Teste M: sulu a P., ho visto”

La testimone offre quindi diverse informazioni contraddittorie circa cosa avrebbe visto o sentito ,in particolare:

-    dice di aver udito la voce dell’imputato e contemporaneamente dice non aver sentito nulla;

-       dice di aver visto solo l’imputato P.; e contemporaneamente afferma di aver visto anche altre persone (“Presidente: era solo o c’erano altre persone questo è? Teste M: ad altre persone”).

Ritardo mentale e testimonianza

giuseppe.sartori@unipd.it

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