Il mito della memoria traumatica infallibile: cosa insegna la scienza cognitiva al processo penale
Davis, D., Hogan, A. A., & Hart, D. J. (2024). Myths of trauma memory: On the oversimplification of effects of attention narrowing under stress. Frontiers in Psychology, 15, 1294730.
Conclusioni principali
Gli autori contestano l’idea, spesso sostenuta da esperti dell’accusa nei casi di violenza sessuale, che l’attenzione sotto stress si “restringa” agli elementi centrali dell’evento garantendone la memoria accurata e indeformabile nel tempo.
Le ricerche della psicologia cognitiva dimostrano che l’emozione non assicura maggiore accuratezza, ma piuttosto rafforza la memorizzazione dell’interpretazione soggettiva dell’evento (il “gist”) a scapito dei dettagli fattuali.
In situazioni di forte coinvolgimento emotivo, come nei casi di rapporti sessuali ambigui o contestati, l’interazione tra emozione e attenzione può generare distorsioni sistematiche nella percezione e nel ricordo di segnali di consenso o coercizione.
Gli autori mettono in guardia contro l’uso acritico di approcci “trauma-informed” (come l’intervista FETI), che possono favorire suggestioni e falsi ricordi invece di promuovere il recupero accurato della memoria.
Caratteristiche della ricerca
L’articolo è una review teorico-critica che analizza oltre sessant’anni di studi su emozione, attenzione e memoria, partendo dall’ipotesi di “tunnel memory” (Easterbrook, 1959).
Gli autori confrontano posizioni divulgate da esperti forensi clinici (Campbell, Hopper, van der Kolk) con evidenze provenienti dalla psicologia sperimentale e cognitiva.
Vengono discussi vari contesti emotivi rilevanti — stress, paura, rabbia, disgusto, potere, eccitazione sessuale e intossicazione alcolica — per mostrare come influenzino selezione dell’attenzione, interpretazione e memoria degli eventi sessuali.
I dati empirici citati mostrano che anche emozioni non traumatiche (come eccitazione o rabbia) alterano la valutazione del consenso sessuale e la memoria delle interazioni.
Rilevanza dei risultati per l’avvocato penalista
Nei processi per acquaintance rape, le testimonianze di parte accusatoria e difensiva sono spesso condizionate dal ricordo selettivo e interpretativo degli eventi.
L’articolo fornisce solide basi scientifiche per contestare la presunzione di infallibilità della memoria traumatica, frequentemente sostenuta da alcuni “counterintuitive behavior experts”.
Offre strumenti per analizzare criticamente l’attendibilità di testimonianze rese a distanza di tempo, specialmente quando le emozioni sono state intense o gli interrogatori suggerenti.
Sottolinea l’importanza di distinguere tra coerenza soggettiva del racconto ed effettiva veridicità dei dettagli ricordati.
Implicazioni pratiche per la difesa
Nelle cause di violenza sessuale tra conoscenti, la difesa può richiamarsi a questa letteratura per sostenere che emozione e attenzione non garantiscono la precisione dei ricordi di consenso o rifiuto.
È consigliabile sottolineare come le interviste “trauma-focused” possano introdurre bias mnemonici e falsi ricordi, violando il principio di neutralità della raccolta testimoniale.
L’avvocato dovrebbe valorizzare consulenze tecniche che illustrino i meccanismi cognitivi di distorsione del ricordo (selettività attentiva, schema di aspettative emotive, dissociazione, effetti di priming).
L’articolo supporta l’uso prudente delle dichiarazioni emotivamente cariche e invita a valutare sempre la compatibilità tra ricordo soggettivo e altri elementi di riscontro oggettivo (messaggi, contesto, comportamento pre- e post-evento).