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Distanza temporale ed accuratezza del ricordo nel riconoscimento di persona

Distanza temporale ed accuratezza del ricordo nel riconoscimento di persona

I ricordi del testimone riguardano solitamente dei reati che, per la loro stessa natura, sono eventi atipici,che il soggetto testimone non percepisce regolarmente (es. un incidente, un omicidio etc.). Questa atipicità li fa diventare quindi degli eventi unici, diversi dagli altri eventi che rientrano nei normali ricordi autobiografici di un soggetto.

E’ da notare che non tutti gli eventi oggetto di una testimonianza sono eventi unici. In molti casi i fatti riferiti sono “confondibili” con altri fatti simili a quello di interesse processuale (es. bambino che riferisce di molestie sessuali avvenute nel contesto di azioni finalizzate alla pulizia da parte di uno dei genitori). Il grado di “confondibilità” è forse uno dei fattori che maggiormente influenzano l’accuratezza del ricordo del testimone.

Qui però affrontiamo la seguente questione. I fatti unici, quelli che non possono essere facilmente confusi con altri simili, sono comunque soggetti ad oblio con il passare del tempo?

Riportiamo i dati di una ricerca empirica rilevante al fine di avere un’idea di quanto scade l’accuratezza del ricordo con il passare del tempo L’obiettivo della nostra indagine è quello di ricavare dei dati quantitativi relativi all’accuratezza del ricordo di eventi unici recuperati a diverse distanze di tempo da un anno fino a 11 anni e di desumere la quantità e l’accuratezza dei ricordi che riguardano conversazioni avvenute all’interno delle situazioni riportate.

Abbiamo identificato come eventi unici che quindi hanno la massima probabilità di essere ricordati le vacanze estive, che vengono fatte una volta solo all’anno. Il questionario è stato somministrato ai soggetti online. Veniva chiesto ai partecipanti di rispondere innanzitutto alla domanda “dove e con chi hai trascorso le vacanze estive?”, di indicare poi il grado di precisione con cui ritenevano di ricordare quella vacanza, usando una scala da 0 a 5, infine veniva chiesto di rispondere alla domanda “descrivi in modo chiaro e dettagliato una conversazione avvenuta durante la vacanza”. Questa procedura si ripeteva per ogni anno, dal 2016 al 2005. Al questionario si accedeva tramite un link che veniva inviato via email. Di seguito viene riportata la prima pagina del questionario che si ripeteva medesima per ogni anno successivo fino ad arrivare al 2005.

È utile, inoltre, tenere in considerazione che vi sono differenze legate all’età nell’accuratezza di una identificazione di persona. La maggior parte delle ricerche indicano che, quando il colpevole è presente all’interno di una line-up, non si evidenziano differenze tra bambini di 5 anni e adulti (Lindsay, Pozzullo, Craig, Lee & Corber, 1997; Pozzullo & Balfour, 2006). Quando, però, il soggetto non è presente tra gli individui della line-up, i bambini sono significativamente più inclini degli adulti ad identificare erroneamente uno dei presenti (Pozzullo & Balfour, 2006; Dekle, Beal, Elliott & Huneycutt, 1996). Questa differenza sembra non essere più significativa intorno ai 10 anni (Pozzullo & Warren, 2003; Havard, 2014).
Inoltre, sembra che i “giovani-adulti” (20-35 anni) ottengano prestazioni migliori nel riconoscimento di un colpevole, rispetto ai “grandi-adulti” di 40-55 anni (Adams-Price, 1992). Altri studi hanno dimostrato che le persone hanno una capacità maggiore di riconoscere correttamente individui della loro stessa età. Una ricerca di Wright e Stroud (2002), evidenzia che i grandi-adulti hanno prestazioni migliori dei giovani-adulti quando il colpevole rientra nella loro fascia di età, e viceversa i giovani-adulti sono più accurati dei grandi-adulti quando devono riconoscere un loro coetaneo.
Brewer, Weber e Semmler (2005) hanno passato in rassegna le ricerche sulla testimonianza oculare che avevano come soggetti persone anziane (dai 60 agli 80 anni). I soggetti più anziani avevano più probabilità di quelli più giovani di scegliere un individuo in un confronto all’americana anche quando il colpevole non era presente. Inoltre, le persone più anziane sono più influenzate dalle informazioni fuorvianti. I risultati delle ricerche di Moulin et al. (2007) indicano che i soggetti anziani compiano più errori quando devono descrivere verbalmente l’evento, ma non hanno trovato differenze significative quando devono riconoscere dettagli inerenti l’evento o il colpevole attraverso, ad esempio, il line-up.

Dodson e Krueger (2006) hanno mostrato un video ad adulti giovani e anziani, i quali dovevano poi completare un questionario che, ingannevolmente, si riferiva a eventi non contenuti nel video. Gli anziani avevano più probabilità dei giovani di produrre falsi ricordi suscitati dalle informazioni fuorvianti. Inoltre, gli anziani tendevano a riporre grande fiducia nell’esattezza dei loro falsi ricordi, invece i giovani erano generalmente piuttosto dubbiosi dell’accuratezza dei loro falsi ricordi.

A conferma di questi risultati vi è la meta-analisi condotta da Wylie e colleghi (2014), che ha considerato i dati di più di 3.500 soggetti, per verificare se le persone anziane siano più suscettibili a falsi ricordi conseguenti ad informazioni fuorvianti post-evento. I risultati di questa meta-analisi mostrano che i soggetti con un’età superiore ai 65 anni sono significativamente più inclini a incorporare nel loro ricordo dettagli erronei che hanno ricevuto post-evento rispetto ai giovani adulti. Gli autori hanno trovato una correlazione positiva tra età ed effetto dell’informazione fuorviante: con l’aumentare dell’età, aumentano anche il numero di errori dovuti a tali informazioni ricevute. Questo effetto sembra dovuto ad una difficoltà nel monitoraggio della fonte , causato dai cambiamenti strutturali che avvengono nel cervello con l’avanzare dell’età. Più in specifico, la memoria legata alla fonte dell’informazione risiede nella corteccia frontale, e la funzionalità di quest’area è generalmente la prima che subisce il declino nell’anziano (Morris & Loewen, 1990).

Quando possiamo dire che i ricordi di lunga data sono accurati?

Nelle ricerche di laboratorio di solito l’intervallo di tempo intercorrente fra il fatto da ricordare e il momento del ricordo è piuttosto corto (al massimo qualche settimana). Al contrario, nelle aule di un Tribunale non è infrequente chiedere ai testimoni di ricordare fatti successi anche anni addietro.

Ci sono alcune tipologie di ricerche empiriche nelle quali sono stati raccolti i ricordi dopo molti anni e sono le ricerche su quelle che vengono chiamate flashbulb memories (memorie fotografiche). In una di queste ricerche ai soggetti venivano richieste informazioni sulla caduta delle torri gemelle anche dopo 10 anni e oltre.

Questo tipo di memorie hanno uno status molto particolare. Sono riferite ad eventi molto atipici, di solito come nel caso dell’attentato alle torri gemelle gli eventi sono traumatici e a forte impatto emotivo. Pur con queste considerazioni è utile comunque avere un’idea su quello che succede nei ricordi a lunghissimo termine. Queste ricerche indicano che: i) c’è una sostanziale caduta dell’accuratezza del ricordo nei primi anni mentre negli anni successivi c’è una sostanziale stabilizzazione nella quantità di oblio, ii) c’è un elevato grado di coerenza fra quello che viene ricordato la prima volta e i ricordi successivi. Stranamente all’aumentare del tempo non si riduce il grado di confidenza che il soggetto ripone nell’accuratezza del suo ricordo. Cosa ancora più importante è che vi sono alte percentuali di ricordi errati ma coerenti. I ricordi stabili a lunghissimo termine non è detto quindi che siano ricordi accurati visto che la coerenza si osserva anche nel caso di ricordi errati.

Il ricordo di fatti avvenuti molto in là nel tempo che caratteristiche hanno?

Quando un testimone è chiamato a riferire circa fatti accaduti molto in là nel tempo vi è la concreta possibilità che la condizione mentale del soggetto all’epoca del fatto sia diversa rispetto a quella del ricordo.

Ad esempio, il fatto potrebbe essere stato esperito quando il soggetto aveva una forma psicopatologica che poi si è risolta. Il caso molto comune è quando il testimone minore ricorda fatti avvenuti quando il suo livello di maturazione cognitiva era molto diverso rispetto a quello del momento del ricordo.

In tutti questi casi si deve tenere presente che il ricordo viene immagazzinato nello stato di mente che il soggetto aveva all’epoca del fatto e non all’epoca del richiamo e della narrazione testimoniale.

Nelle linee guida Memory and the Law della British Psychological Society l’esempio che viene portato è il seguente:

“Ad esempio un ricordo di un senso di colpa a tre anni in quanto a quell’età ancora non hanno maturato l’emozione e la parola per indicarla. Similarmente ricordare la duranta di eventi , ragionamenti complesso e dettagli sono ricordi altamente improbabili al di sotto dei sette anni e sono stati probabilmente aggiunti dopo per inferenza”

E’ quindi importante ricostruire la condizione psichica (non necessariamente patologica) in cui si trovava il testimone al momento in cui ha immagazzinato l’informazione e non assumere, come invece spesso succede, che il racconto a distanza di tempo riproduca esattamente le condizioni all’epoca del fatto. Ad esempio, una condizione depressiva insorta successiva al fatto può portare il soggetto a riferire il fatto originario con una valenza “depressiva” che non corrisponde alla condizione del momento del fatto. E’ vero che in questo caso non vengono influenzati i fatti (il soggetto depresso non smette di ricordare di essere stato a Londra) ma può influenzare la qualità di quanto viene riferito ad esempio per ciò che riguarda discorsi fatti tra protagonisti o comunque fatti rimodulabili in base allo stato emotivo.

In breve, il ricordo può essere rielaborato, riletto dal testimone alla luce di fatti successivi e questa rilettura può deformare il ricordo stesso che quindi rischia, in questi casi, di non essere una ricostruzione accurata di quanto effettivamente avvenuto.

Distanza temporale ed accuratezza del ricordo nel riconoscimento di persona

giuseppe.sartori@unipd.it

Checklist sul livello qualitativo della testimonianza

Checklist sul livello qualitativo della testimonianza

Valutazione frazionata delle dichiarazioni del testimone

Valutazione frazionata delle dichiarazioni del testimone