Che cosa è il soggetto medio per la scienza?
Le argomentazioni giuridiche si sviluppano secondo il principio che fa riferimento al funzionamento del soggetto medio (id quod plerumque accidit penale[1]). Queste massime di valutazione hanno un corrispettivo nel campo delle scienze del comportamento consistente nei risultati di un esperimento scientifico condotto su un gruppo di soggetti (solitamente 30-50) che si ritiene rappresentativo della variabilità insita nel comportamento normale. Il risultato ottenuto è quindi quello di un ipotetico soggetto medio.
Ciò che accade più spesso viene quindi ricavato empiricamente dal comportamento di un gruppo sufficientemente ampio di soggetti dal quale ricaviamo il comportamento medio. Ad esempio, se vogliamo sapere quale è l’accuratezza a distanza di un mese nel ricordare un fatto percepito verrà presentata l’informazione da ricordare (es. un video) per poi dopo un mese chiedere al gruppo di soggetti di ricordare quello che avevano visto. Si otterranno quindi informazioni medie circa l’accuratezza media del ricordo del video a distanza di un mese.
Se vogliamo verificare fino a quale distanza un soggetto riesce a riconoscere dei volti noti si andrà a condurre un esperimento in cui vengono variate sistematicamente le distanze a cui è posizionata la faccia da riconoscere al fine di identificare la distanza alla quale la maggior parte delle persone identifica correttamente le facce presentate.
[1] La massima di esperienza si differenzia dalla mera congettura perché è formulata sulla scorta dell’”id quod plerumque accidit” come risultato di una verifica empirica dell’elemento preso in considerazione. (Cass. Pen., sez. VI, 7 luglio 2009, n. 27862)
