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Sesso non voluto ma acconsentito: quando l'emotività puàò trasformare il ricordo in un'accusa.

Sesso non voluto ma acconsentito: quando l'emotività puàò trasformare il ricordo in un'accusa.

Davis, D., Cano, J., Miller, G., & Loftus, E. (2024). The multiple roles of emotion in interpretation and memory of sexual consent. Topics in cognitive science, 16(4), 644-660.

L'articolo "The Multiple Roles of Emotion in Interpretation and Memory of Sexual Consent" di Davis e colleghi esplora un'area di fondamentale importanza per il processo penale: come le emozioni, in particolare quelle negative, possano influenzare l'interpretazione e il ricordo di un incontro sessuale, portando a sincere ma false accuse di violenza sessuale1. L'intento degli autori non è quello di negare la realtà delle violenze, ma di fornire una comprensione scientifica dei processi cognitivi che possono, in alcuni casi, generare false denunce credute in buona fede da chi le sporge1.

L'articolo è una rassegna teorica e non presenta dati di una ricerca empirica originale. Esso integra e sintetizza decenni di ricerca psicologica sulla memoria, l'emozione e la cognizione sociale per costruire un modello esplicativo1. Gli autori si concentrano su incontri sessuali tra conoscenti adulti in cui il consenso è oggetto di controversia, analizzando due scenari principali che possono generare emozioni negative:

  1. Comunicazione inefficace del non-consenso: Situazioni in cui una persona non desidera un rapporto sessuale ma non riesce a comunicare il proprio dissenso in modo chiaro ed efficace. L'altra parte, di conseguenza, potrebbe ragionevolmente credere che vi sia consenso1.

  2. Compliance sessuale (acquiescenza): Situazioni in cui una persona sceglie volontariamente di avere un rapporto sessuale non desiderato per ragioni diverse dall'attrazione, come ad esempio per compiacere il partner, evitare un conflitto, mantenere la relazione o per un senso del dovere. Questo fenomeno, molto comune, può essere accompagnato da emozioni negative come disgusto, rabbia, vergogna o ansia1.

Rilevanza per l'avvocato penalista

Questo lavoro offre spunti cruciali per la difesa e la comprensione dei casi di presunta violenza sessuale, specialmente quelli caratterizzati da ambiguità fattuale. La sua rilevanza risiede in diversi punti chiave:

  • Superare la dicotomia "vero/falso": L'articolo fornisce un quadro scientifico per comprendere come un testimone (la persona offesa) possa essere soggettivamente sincero nel ritenere di aver subito una violenza, pur in assenza di una coercizione oggettiva. Questo permette di articolare una difesa che non si limiti a sostenere la falsità dell'accusa, ma che ne spieghi la possibile origine psicologica in buona fede1.

  • L'ambiguità come terreno fertile per l'errore: La comunicazione del consenso sessuale è spesso non verbale, implicita e ambigua1. In tale contesto, le emozioni negative provate durante o dopo l'incontro possono agire come potenti agenti distorsivi. L'avvocato può evidenziare come, a fronte di segnali esteriori di consenso (o di assenza di dissenso), la valutazione successiva dell'episodio da parte della persona offesa sia stata "contaminata" dalle sue emozioni negative. Questo è particolarmente rilevante per sostenere la tesi dell'errore scusabile sul fatto (putative consent)1.

  • Meccanismi di distorsione della memoria: L'articolo illustra meccanismi psicologici specifici che un avvocato può utilizzare per spiegare le discrepanze o l'evoluzione di una testimonianza:

    • L'affetto come informazione: La persona usa il proprio stato emotivo come prova. Il ragionamento implicito è: "Se mi sento così male, deve essere successo qualcosa di terribile, quindi sono stata costretta"1.

    • L'affetto come contesto (Affect Infusion): Le emozioni negative (es. disgusto, paura) attivano schemi mentali e ricordi associati alla coercizione. Di conseguenza, un ricordo ambiguo viene reinterpretato alla luce di questo schema, inserendo dettagli di costrizione che non sono mai avvenuti1.

    • Distorsione nel tempo: Con il passare del tempo, i dettagli fattuali di un ricordo svaniscono più rapidamente della sua "essenza" emotiva. Il ricordo emotivo negativo ("è stato un brutto incontro") può quindi riempire i vuoti della memoria fattuale, trasformando retrospettivamente un'esperienza di sesso non voluto ma consensuale in un ricordo di violenza1.

  • Implicazioni pratiche per il processo:

    • Controesame: L'avvocato può esplorare se il ricordo dell'evento sia cambiato nel tempo, specialmente dopo discussioni con amici, terapeuti o a seguito dell'esposizione a movimenti mediatici (#metoo), che possono incoraggiare una "rietichettatura" dell'esperienza1.

    • Tecniche di intervista: Gli autori mettono in guardia contro tecniche di intervista che chiedono al testimone di focalizzarsi prima sulle emozioni e poi sui fatti (come la Forensic Experiential Trauma Interview), poiché questo approccio può amplificare i bias emotivi e aumentare il rischio di distorsioni del ricordo1.

In conclusione, questo articolo fornisce all'avvocato penalista una solida base scientifica per argomentare che un'accusa di violenza sessuale, pur essendo portata avanti in totale sincerità, può originare non da un'aggressione reale, ma da complessi processi psicologici in cui le emozioni negative distorcono l'interpretazione e la memoria di un incontro sessuale consensuale ma sgradito1.

Sesso non voluto ma acconsentito: quando l'emotività puàò trasformare il ricordo in un'accusa.

giuseppe.sartori@unipd.it

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