Based in Sydney, Australia, Foundry is a blog by Rebecca Thao. Her posts explore modern architecture through photos and quotes by influential architects, engineers, and artists.

Come ridurre gli errori di riconoscimento

Come ridurre gli errori di riconoscimento

Abbiamo esposto quali sono i limiti e rischi in cui si può incorrere quando si chiede ad un testimone di riconoscere un colpevole.  Abbiamo visto che la fiducia che una persona ripone nel riconoscimento che ha effettuato non è correlata con l’accuratezza della risposta.
Abbiamo visto anche come le informazioni ricevute post-evento possono andare a modificare il ricordo dell’evento stesso, a tal punto da riconoscere come colpevole una persona innocente, ed essere convinti del proprio ricordo. Inoltre, anche se appare logico è bene ribadirlo, condizioni quali la luminosità e la distanza tra il testimone e l’autore del reato, sono fattori da tenere in considerazione quando si va a valutare l’attendibilità di una ricognizione, così come è importante valutare se il reato sia stato commesso con armi o meno, poiché queste catturano l’attenzione di chi assiste, distogliendola dall’autore del reato, con un conseguente ricordo meno accurato del colpevole.
Ulteriormente, si deve tenere presente l’other-race effect, quel fenomeno per cui si è più abili nel discriminare tra volti appartenenti alla propria etnia rispetto a volti di etnie diverse: se l’individuo da riconoscere non appartiene alla stessa “razza” del testimone, l’attendibilità della testimonianza stessa è ancor di più inficiata.
Altri due fenomeni da apprezzare, quando si va a valutare questa prova, sono il giudizio relativo e la traslazione inconscia. Il primo fa riferimento alla tendenza ad indicare tra il soggetti presentati (sia nel line-up che nel photo line-up) il soggetto che più assomiglia al ricordo del colpevole; il secondo, invece, avviene quando il testimone riconosce una persona già vista, ma confonde il ricordo dell’occasione in cui l’ha incontrata. Un metodo per ovviare al problema del giudizio relativo è quello di utilizzare il sequential line up: in questo modo è più difficile per il testimone confrontare le persone che gli vengono presentate e farsi un’idea su “chi assomiglia di più al colpevole”.
È appurato, inoltre, che l’autorità che conduce il riconoscimento po’ influenzare la testimonianza: è quindi importante che egli non sia a conoscenza di chi è l’indagato, per evitare di dare dei feedback, anche inconsci, al testimone; ulteriormente, è necessario dire al teste che l’indagato potrebbe non essere presente nel line-up e, una volta mostrate le persone, gli si deve quindi chiedere se il colpevole è tra quegli individui.
Affinché il contraddittorio sia uno strumento utile, sono indispensabili tre condizioni:
1. gli avvocati devono essere a conoscenza dei fattori che influenzano il riconoscimento oculare, in modo da poter evidenziare al magistrato, qualora presenti, i fattori che potrebbero aver portato ad una ricognizione potenzialmente inaccurata;
3. i magistrati devono essere in grado di applicare queste conoscenze teoriche ai loro casi pratici.

Abbiamo discusso precedentemente cosa sanno Giudici a Avvocati in tema di psicologia della ricognizione di persona. I dati ottenuti in diversi paesi, Italia compresa, mostrano che essi hanno scarse conoscenze in materia, ma quello che più preoccupa è che lo stesso vale per Psichiatri e Psicologi.
I risultati di queste ricerche sono da considerarsi patrimonio specialistico e il fatto di essere degli esperti di Psichiatria o Psicologia non automaticamente fa del professionista un esperto di “scienza del riconoscimento”. È di primaria importanza che i professionisti legali (avvocati, magistrati, pubblici ministeri) vengano sensibilizzati su questo tema, per evitare ulteriori innocenti condannati a causa di una errata ricongnizione. A tale scopo, sarebbe utile inserire nel percorso universitario di giurisprudenza un corso sulla testimonianza, evidenziando gli errori in cui un testimone può cadere.
In particolare, però, è necessario che Psicologi e Psichiatri che intervengono in un processo proprio per dare al Magistrato una conoscenza che non gli appartiene, siano in grado di darla e, ad oggi, non possiamo dire che ciò avviene.
L’arma più potente per ridurre al minimo gli errori nel riconoscimento è che questo sia condotto nel modo appropriato. E molto più facile, infatti, prevenire gli errori piuttosto che individuarli una volta che sono avvenuti. A questo proposito, Wise (2009) ha creato un metodo per analizzare l’accuratezza della testimonianza oculare, la Interview-Identification-Eyewitness Factor (I-I-E). Questo metodo prevede quattro punti:


1. innanzitutto si deve valutare se l’intervista al testimone oculare sia stata condotta correttamente, e cioè si deve determinare se l’autorità
-ha ottenuto il maggior numero di informazioni dal testimone;
-ha contaminato il ricordo del testimone attraverso informazioni post-evento;
-ha artificialmente incrementato la fiducia del testimone.


2. In secondo luogo, si deve valutare se sono state utilizzate le procedure corrette per l’identificazione.
Se queste prime due condizioni non sono state rispettate, si può assumere che la testimonianza non sia attendibile; se, al contrario, l’intervista e la procedura di identificazione sono state svolte correttamente, si passa a valutare i restanti due punti.


3. Si valuta come i fattori avvenuti durante l’evento possano aver influito sull’accuratezza della domanda. Questi fattori possono riguardare il testimone oculare (ad esempio, la distanza tra il testimone e l’autore di reato), l’autore di reato (ad esempio, se ha utilizzato o meno un’arma), e la scena del crimine (ad esempio, le condizioni di luminosità).


4. Infine, si traggono conclusioni circa la probabile accuratezza della testimonianza nel caso specifico.
In sostanza, questo metodo permette di identificare e organizzare i diversi tipi di fattori che possono influenzare la testimonianza oculare, specificando altresì l’ordine con il quale tali fattori devono essere valutati e presi in considerazione. Inoltre, poiché il metodo I-I-E rappresenta uno strumento utile per applicare le conoscenze sulla testimonianza oculare al caso concreto in esame, potrebbe far sì che Giudici e Avvocati facciano maggiore affidamento ai “buoni predittori” dell’accuratezza quando valutano la testimonianza. Allo stesso tempo, potrebbe scoraggiarli dal far riferimento a fattori, quali il livello di certezza del teste, che sappiamo non essere indicativi di una risposta accurata.


Tre studi (Pawlenko et al., 2013; Murphy et al., 2013, Wise & Kehn, in stampa) hanno esaminato il metodo I-I-E e i risultati mostrano che ha sensibilizzato i giudici sulla testimonianza oculare. Anche se questi studi sono incoraggianti, è necessario avere più ricerca e più dati scientifici per poter affermare che tale metodo sia una difesa efficace dagli errori testimoniali.
Vi sono vari modi in cui gli avvocati possono usare il metodo I-I-E per valutare la testimonianza. I Pubblici Ministeri possono impiegarlo per determinare se, in quel caso specifico, la testimonianza oculare sia sufficientemente attendibile da incriminare il sospettato. Può rivelarsi anche loro utile per valutare se chiedere il patteggiamento o se portare il caso nel primo grado di giudizio. Anche gli avvocati della difesa possono usare questa intervista per valutare se chiedere o meno il patteggiamento del loro assistito. Inoltre, si dimostra un metodo utile anche per decidere se chiedere la nullità di una ricognizione o domandare il parere di un esperto in testimonianza oculare.
È importante che si continui la ricerca in questo campo, poiché condannare un innocente non è una tragedia solo per colui che viene ingiustamente (e per la sua famiglia), ma anche per le possibili ulteriori vittime di altri crimini che avvengono perché il vero colpevole non è stato identificato. Inoltre, la condanna di innocenti mina la fede che il popolo ha nella giustizia, soprattutto quando questa è prevenibile e, quindi, evitabile.

Come ridurre gli errori di riconoscimento

giuseppe.sartori@unipd.it

Dominique Strauss-Kahn (DSK) e l'accusa di abuso sessuale

Dominique Strauss-Kahn (DSK) e l'accusa di abuso sessuale

Come controesaminare un esperto ostile in tema di testimonianza

Come controesaminare un esperto ostile in tema di testimonianza