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Tutti i testimoni sono egualmente accurati?

Tutti i testimoni sono egualmente accurati?

Come ogni funzione psichica anche la memoria autobiografica implicata nell’efficienza di un testimone varia parecchio da soggetto a soggetto. Così come ci sono soggetti molto abili  e soggetti molto scarsi nel calcolo mentale ci sono analogamente soggetti molto efficienti e altri molto scarsi nel ricordo autobiografico.

Una delle prime ricerche sull’argomento (forse la prima) è dovuta a Cesare Musatti, psicologo patavino che riporta una serie di ricerche empiriche nel suo volume “Elementi di psicologia della testimonianza” (CEDAM Padova 1931) risultato della sua collaborazione con il Prof. Carnelutti, penalista del medesimo Ateneo.

Siamo prima del 1930 e Musatti ha esposto i suoi testimoni a delle registrazioni video (una delle prime applicazioni scientifiche di questa metodica) che rappresentavano una rissa che doveva poi essere ricordata dai soggetti.

Musatti ha catalogato il numero di informazioni corrette ed errate prodotte dai 36 testimoni esaminati e ha riportato analiticamente i suoi risultati.

I dati particolarmente interessanti che emergono da quello che possiamo tranquillamente considerare il primo studio sperimentale di memoria del testimone sono i seguenti:

  • la percentuale di informazioni ricordate è molto variabile e va da un 2% ad un 21% con una media dell’11%

  • la fedeltà della testimonianza (il numero di elementi ricordati correttamente sul totale degli elementi ricordati dal testimone) varia notevolmente. Il peggior soggetto ricordava fedelmente il 33% degli elementi della scena mentre il migliore ricordava il 91% degli elementi. La media del gruppo dei 36 testimoni è stato rilevato essere pari al 68%.

Quindi fin dalla prima ricerca di Musatti (1931) è chiaro che i testimoni privi di psicopatologia tale da inficiare la loro capacità non sono tutti uguali in termini di efficienza con cui ricostruiscono i fatti. Vi sono soggetti molto efficienti e soggetti meno inefficienti.

Non potendo sottoporre ad accertamenti il singolo testimone per conoscerne in anticipo le personali capacità mnestiche (anche se con le moderne tecnologie si potrebbe sottoporre a test computerizzati di memoria un soggetto ed avere delle risposte automatiche nel giro di pochi minuti), durante l’esame di un testimone un modo molto semplice per saggiare la capacità di un soggetto di ricordare eventi è quello di chiedere il ricordo di antecedenti e conseguenti del fatto di interesse possibilmente verificabili, cioè riscontrabili da fonti esterne indipendenti.

Altri ricercatori hanno dimostrato come non vi siano differenze fra maschi e femmine per quanto riguarda la capacità di ricordare eventi e di descrivere in termini di caratteristiche qualitative (es. g, rilevanza, vividezza, emotigenicità etc.).

Tutti i testimoni sono egualmente accurati?

giuseppe.sartori@unipd.it

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