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La coerenza delle dichiarazioni

La coerenza delle dichiarazioni

Nella pratica investigativa e processuale un testimone è chiamato a riferire sul medesimo fatto più e più volte. Le regole di valutazione, tipicamente utilizzate nel processo penale, privilegiano la coerenza e penalizzano l’incoerenza del racconto.

La presenza di incoerenze e di contraddizioni fra narrazioni effettuate dal medesimo testimone in momenti diversi (es. in fase di indagini e al dibattimento) viene considerata uno dei criteri più importanti per valutare la attendibilità intrinseca del testimone. In un processo penale le contraddizioni, cioè le inconsistenze nelle risposte in dichiarazioni ripetute, sono utilizzate come un sistema per valutare la credibilità del testimone stesso. Nel valutare le discrasie nel racconto di un testimone non dobbiamo mai perdere di mente qual è l'obiettivo finale in processo penale, che è quello di ricostruire dei fatti storici (in questo caso tramite la testimonianza) con una sicurezza tale da poter su di esso solo fondare una condanna in base al principio del al di là di ogni ragionevole dubbio. Quindi quello che conta è il livello di accuratezza con cui il soggetto ricostruisce i fatti che, se è molto elevata, soddisfa il criterio.

Nella pratica, ogni tipo di incoerenza nel resoconto narrativo del testimone, si pensa, dovrebbe essere indicativo di una globale inaccuratezza nel ricordo del testimone stesso (Berman & Cutler, 1996; Brewer & Hupfield, 2004; Brewer, Potter, Fisher, Bond, & Luszcz, 1999; Fisher, Brewer & Mitchell, 2009; Fisher & Cutler, 1995; for an exception see Brewer & Burke, 2002).

C’è da notare che le incoerenze possono essere di vari topologie e nello specifico:

  • Dimenticanza, quando il testimone omette di riportare una informazione presente in una precedente dichiarazione.

  • Reminiscenza, quando  il testimone introduce una informazione precedentemente mancante.

  • Incoerenza, quando il testimone produce informazioni discordanti in due dichiarazioni diverse (aveva una giacca gialla che poi in una dichiarazione successiva diventa rossa).

Sottoposto a vaglio sperimentale, il criterio valutativo che utilizza le contraddizioni come indicatore di attendibilità ha trovato conferma scientifica. Ad esempio, l’accuratezza delle affermazioni coerenti è risultata essere molto elevata (95%) mentre quella delle affermazioni che si contraddicono risulta essere nettamente inferiore (45%). Qualcuno potrebbe chiedersi come fanno gli scienziati cognitivi a ricavare questi valori. Nelle ricerche sperimentali lo sperimentatore espone il soggetto ad informazioni note ed uguali per tutti (ad esempio un video in cui si vede una rapina che è lo stesso per tutti i soggetti/testimoni) per poi verificarne il ricordo a distanza di tempo controllata (es. una settimana) con tecniche di intervista standardizzata (es. l'intervista cognitiva che prevede prima un racconto libero poi seguito da domande di approfondimento e senza l’uso di domande suggestive). Questa procedura permette quindi di misurare l’accuratezza dei ricordi recuperati in due sessioni differenti e, di conseguenza, misurare l’accuratezza delle porzioni di ricordo (dettagli)  concordanti e di quelle discordanti ed arrivare così alle percentuali riportate di sopra.

Ci sono perlomeno tre ricerche che affrontano direttamente la validità del criterio della coerenza (Brock, Fisher & Cutler, 1999; Gilbert & Fisher, 2006; Oeberst, 2015). Gilbert e Fisher (2006), ad esempio, chiedevano ai testimoni di guardare brevi video che mostravano reati e i soggetti venivano interrogati in due occasioni separate. In media, i soggetti hanno ricordato dettagliatamente 20.4 dettagli, hanno avuto reminiscenza per 8.4 dettagli sul secondo test e hanno dimenticato 9.2 dettagli dal primo test al secondo. Oblio e reminiscenze di dettagli sono presenti grosso modo nella stessa percentuale nel ricordo del soggetto medio.

Sulla base di questa ricerca, i ricordi consistenti erano effettivamente più accurati di quelli inconsistenti, che a loro volta erano più accurati delle reminiscenze (cioè dei ricordi omessi la prima volta mentre ricordati successivamente).

Di particolare importanza è il seguente fatto. Esiste una relazione negativa fra il numero di ricordi inconsistenti e l’accuratezza di quelli consistenti (r=-0.76). In breve, se un testimone ha molti ricordi inconsistenti anche quelli consistenti saranno meno accurati.  La verifica empirica conferma quindi il valore del criterio legale che attribuisce bassa credibilità al testimone che presenta molte discrasie nel ricordo fra una narrazione e l’altra.

Quindi, ricapitolando i dati scientifici raccolti sulle dichiarazioni multiple sono i seguenti:

  • I ricordi consistenti (uguali fra una dichiarazione ed un’altra) sono molto accurati (circa 95%) ed hanno anche una confidenza elevata (il testimone si dice certo circa la precisione del suo ricordo)

  • I ricordi inconsistenti sono di diverso tipo (dimenticanza e reminiscenza oppure contraddizione vera e propria)

  • Solo le contraddizioni vere e proprie hanno un livello di accuratezza molto basso (meno del 50%)

  • Le dimenticanze e le reminiscenze hanno una accuratezza che si colloca fra i ricordi consistenti e le contraddizioni.

La coerenza delle dichiarazioni

giuseppe.sartori@unipd.it

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