Tasso fisiologico della menzogna

Ariely a e collaboratori nel 2008 hanno avuto una brillante idea per studiare empiricamente il tasso di menzogna “spontanea” del soggetto medio quando questo è messo nella condizione di non essere scoperto. I ricercatori davano dei problemi da risolvere ai soggetti sperimentali i quali venivano ricompensati (economicamente) sulla base del numero di prove risolte. Il soggetto si auto-attribuiva il punteggio e il conseguente compenso potendo così, se lo voleva, mentire sul numero di prove superate.  Il machiavello consisteva nel fatto che alcuni di questi problemi erano irrisolvibili e se venivano dichiarati risolti si aveva una misura certa della percentuale di menzogna prodotta spontaneamente dal soggetto. La ricerca dimostrano che il soggetto medio mente “ma non tanto” per non perdere con se stesso la faccia.

A questa prima ricerca ne sono seguite altre con varianti sullo stesso tema. In pratica si permette al soggetto, se lo voleva di mentire senza essere scoperto e nel contempo permettere allo sperimentatore di conoscere l’entità della menzogna. Pur potendo mentire sempre il soggetto non ne approfitta. La spiegazione di questo comportamento apparentemente irrazionale ha, secondo le ricerche, a che fare con l'autostima del soggetto che non vede se stesso come un mentitore se mente poco. In altri termini, mentire un pochino è socialmente permesso ma mentire troppo invece è riprovevole. Naturalmente questo tasso di menzogna si ha quando il soggetto ha qualcosa da guadagnare dalla menzogna stessa.

E’ quindi particolarmente importante il peso che nel processo penale viene dato al testimone disinteressato, testimone cioè privo di qualsivoglia spinta ad “addomesticare” anche in modo minimo il racconto. Il giuramento è una delle procedure che si è dimostrato diminuiscono sperimentalmente (anche in un contesto senza punizioni) il tasso di menzogna. Cosa particolarmente interessante è che il giuramento all’inizio è seguito da meno menzogne del giuramento alla fine (ceteris paribus).

Sotto questo profilo quindi la procedura in uso nei processi penali è quella che empiricamente diminuisce la possibilità di alterazione intenzionale del ricordo da parte del testimone (menzogna).