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La falsa confessione di Amanda Knox

La falsa confessione di Amanda Knox

Fotografia pubblicata da Il Messaggero

Fotografia pubblicata da Il Messaggero

La vicenda che ha visto coinvolta Amanda Knox ha avuto un risvolto internazionale con una campagna “innocentista” sviluppatasi negli Stati Uniti mirante anche a screditare, mediante un confronto fra la procedura penale americana e quella italiana, il sistema penale italiano descritto a dir poco come bizantino.

Il processo si è concluso dopo un tortuoso iter con l’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kerscher. La sentenza di Cassazione è una delle più importanti in tema di prova scientifica tanto che il Prof. Tonini ha titolato un suo commento: Nullum iudicium sine scientia. La rilevanza per la prova scientifica è che in questa sentenza si stabilisce che il Giudicante deve motivare tecnicamente se si discosta dal parere tecnico.

La questione che qui interessa è però la falsa confessione (certa) di Amanda Knox. Il 2 novembre 2007, la studentessa universitaria inglese Meredith Kercher è stata trovata stuprata e uccisa a Perugia, in Italia. Quasi immediatamente, la polizia ha iniziato a sospettare della  ventenne Amanda Knox (subito etichettata dalla stampa britannica come Foxy Knoxy), un'americana anche lei studentessa e coinquilina di Meredith. Il suo comportamento anaffettivo ed immaturo ha attratto fin da subito l’attenzione degli investigatori e la Polizia ha iniziato a sospettarla mettendo in dubbio che fosse stata, quella sera, a casa del suo nuovo fidanzato italiano Raffaele Sollecito come invece aveva detto.

Diversi funzionari di polizia hanno interrogato la ragazza per quattro giorni di fila. Il suo ultimo interrogatorio è iniziato il 5 novembre dalle 22 alle 6 del mattino seguente, da sola, senza avvocato, con 12 poliziotti presenti senza possibilità di mangiare o dormire. Amanda Knox era una giovane vulnerabile, lontano da casa, senza famiglia e costretta a parlare in una lingua (l’italiano) che aveva iniziato a parlare da poco. La Knox riferirà poi di essere stata ripetutamente minacciata e definita bugiarda dagli investigatori.

Le fu detto, falsamente, che Sollecito, il suo fidanzato, non aveva confermato il suo alibi e che vi era evidenza della sua presenza fisica, quella sera, sulla scena del crimine. Era stata incoraggiata a chiudere gli occhi ed immaginare come il raccapricciante delitto fosse avvenuto, un trauma, le era stato detto, che lei aveva naturalmente represso. Due "confessioni" sono state prodotte in questa ultima sessione, dettagliando ciò che Knox ha definito una "visione" onirica.

Sembra, inoltre, che per incrinare la sua tenuta psicologica le sia stato detto che era positiva al test dell’HIV, cosa che poi si è rivelata falsa ( fonte documentario Netflix su Amanda Knox).

La prima verbalizzata alle 1.45 e la seconda alle 5.45.  La Knox ha ritrattato subito le dichiarazioni in una lettera manoscritta redatta appena fu lasciata sola. Di rilievo è il fatto che nessuna delle rilevazioni effettuate poteva essere qualificata come conoscenza colpevole (un tipo di conoscenza che poteva derivare dall’essere il soggetto che racconta stato per certo sulla scena del crimine al momento del crimine stesso).

La Knox ha coinvolto (falsamente) Lumumba con il quale negava di avere avuto uno scambio di SMS. Quando le è stato contestato che lei aveva in realtà scritto un SMS a lui ha avuto un crollo nervoso e lo ha coinvolto. Queste false dichiarazioni hanno avuto un peso per indirizzare le indagini e portare ai processi che hanno, prima dell'assoluzione definitiva, portato alla condanna della Knox e di Sollecito.

Recentemente l’Italia è stata condannata dalla Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo per non aver garantito, durante l’interrogatorio che ha portato alla falsa confessione, i diritti della difesa.

La falsa confessione di Amanda Knox

giuseppe.sartori@unipd.it

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